FIORE

Lo scorso martedì sera abbiamo partecipato con Annette, alla visione di FIORE, di Claudio Giovannesi, primo film del ciclo ´I film della Critica´ al Cinema Ariston a Trieste. Ha partecipato al Festival di Cannes alla 48esima edizione della Quinzaine des Réalisateurs, conquistando il pubblico e critica. È stato presentato da Beatrice Fiorentino, giornalista freelance, critico cinematografico (SNCCI). Racconta il desiderio d’amore di Daphne, ragazza adolescente e della forza di un sentimento che infrange ogni legge.

Giovannesi anche in questo film, come in Alì ha gli occhi azzurri, si è ispirato al cinema di Pier Paolo Pasolini. Ha scritto la sceneggiatura insieme allo sceneggiatore Filippo Gravino e alla scrittrice Antonella Lattanzi. La fotografia è di Daniele Ciprì.

È un film verità, che parla a tutti, al mondo. Parla di una storia d’amore inaspettata, nata in carcere, vi è un lato oscuro, ma rimane viva l’innocenza, la purezza. È un inno alla libertà, racconta la realtà del carcere, di situazioni estreme, è un film documentale, anarchico. Film pieno di poesia, con musiche ben scelte, calzanti alla fotografia.

Trama

Racconta la storia di Daphne (Daphne Scoccia), una ragazza detenuta in un carcere minorile per aver commesso piccoli furti. Nonostante nel penitenziario ragazzi e ragazze siano tenuti divisi, Daphne si innamora di Josh (Josciua Algeri) con cui comunica attraverso le sbarre e grazie a lettere scambiate di nascosto durante i pasti nella mensa comune. Daphne non ha avuto un’infanzia facile, ha vissuto sulla sua pelle l’assenza del padre (Valerio Mastandrea) anche lui era detenuto in carcere, ora ai domiciliari, a casa della compagna (Laura Vasiliu).

Gli attori sono emergenti, alle prime armi; gli unici professionisti sono Valerio Mastrandrea e Laura Vasiliu. Il regista ha voluto mantenere i nomi degli interpreti.

Ha cercato di rappresentare il carcere come un luogo che prima ancora della libertà, priva le persone della possibilità di essere amate.

Ha raccontato anche il rapporto tra padre e figlia, la sofferenza di Daphne, il suo sguardo malinconico, la voglia di fuggire, di ritornare bambina e agire di pancia, senza pensare alle conseguenze… l’amore tra i due ragazzi si vede nell’attesa di incontrarsi, negli sfioramenti delle mani, piena di poesia è la scena delle bolle, una scena d’amore cinematograficamente forte.

Dopo tanti anni di film di genere, vediamo crescere un nuovo cinema in Italia, film sociali e politici. Stiamo vivendo una rinascita del cinema d’autore, grazie ai sceneggiatori, che dei buoni osservatori del reale.

Alla fine del film c’è stato un piccolo dibattito con il pubblico in sala e ci hanno dato appuntamento a ShorTS (Festival internazionale di cortometraggi italiani e stranieri) che si terrà durante la prima settimana di luglio a Trieste. Novità di quest anno la sezione ´Nuove Impronte´ dedicata ai lungometraggi di opere prime del cinema italiano.

Smarty&Liny